Il seminario MESOGAIA ( Terra di mezzo), collegato agli Studi Culturali e Postcoloniali, ricomincerà venerdì 26 ottobre 2012 (9 incontri). Le lezioni si terranno ogni venerdì, alle ore 14-16, secondo il programma nella colonna di destra e altre comunicazioni in alto, nell'aula 5.3 di palazzo Mediterraneo (Università L'Orientale di Napoli). Il seminario sulla società dei consumi e le alternative culturali del Mediterraneo, da diritto a 2 cfu registrati dal Prof. Chambers. Per prenotarsi scrivere nome, cognome e matricola, unicamente all'indirizzo: seminariomesogaia@libero.it
Intervista su WEBMAGAZINE cliccando quì
Per iscriversi a GAS L'Orientale (commercio equo-solidale), scrivere iscrivimi a gasorientale@libero.it.
L' orto sinergico è stato iniziato in data 11 Maggio 2012. Per collaborare, cercate "Broccoletti a L'Orientale" su facebook oppure scrivete a associazionesole@hotmail.com.
Nella colonna verde a destra, trovate il programma del seminario (con le relative date), informazioni sul materiale didattico e vari sondaggi da aggiornare gradualmente. In fondo alla pagina, sono caricati i video delle lezioni e altro!

venerdì 30 marzo 2012

HOMO, NON HOMO... la società dei rifiuti (30 Marzo 2012)

La società dei consumi. Il pensiero unico. L'induzione etica. I media e la cultura di massa. L'uomo, il tempo, il lavoro.. L'indagine interiore e la scoperta di sé stessi.

Discutete e confrontatevi liberamente sulla lezione. Basta "postare" quì sotto (potete usare l'identità "anonimo" senza registrarvi), senza dimenticarvi di aggiungere il vostro nome, cognome e matricola (in caso contrario non verrà pubblicato).

7 commenti:

  1. Il consumismo ormai è una malattia.Le persone comprano cose assolutamente inutili solo per essere al passo con i tempi, per non sentirsi tagliati fuori. Esso ha dato luogo ad una vera e propria cultura particolare: se non abbiamo, ad esempio, l'ultimo cellulare alla moda non valiamo nulla. Ci convincono, in modo particolare con tv e radio, ad acquistare di tutto. Ci sono, inoltre, tanti altri aspetti negativi da non sottovalutare: il consumismo ci fa perdere il nostro essere a favore dell'"avere", del possedere, conduce all'omologazione. Produrre sempre di più significa distruggere il pianeta, inquinamento ambientale, effetto serra..è un ciclo che non può portare nulla di buono. L'unica soluzione, credo, sarebbe trovare un giusto equilibrio tra esigenze di sviluppo e salvaguardia dell'ambiente, tra salvaguardia delle identità e la diffusione dei moderno mezzi di comunicazione.

    Anna Barreca LP/1136

    RispondiElimina
  2. Ed è proprio il consumismo a mettere in risalto l'insicurezza dell'uomo moderno: possedere un iPhone o indossare vestiti griffati per essere accettato da una società in CRISI. Con tale termine non intendo dire "tasche vuote" (questa la definirei una conseguenza), bensì un modo sbagliato d'agire e pensare. Una mentalità che ruota intorno all'immagine delle cose; i rapporti interpersonali vengono trascurati...mi vien da dire che spesso l'oggetto sostituisce il soggetto: poche parole "pronunciate", si preferisce l'sms.
    "Uno degli aspetti più micidiale dell’attuale cultura, è di far credere che sia l’unica cultura…
    invece è semplicemente la peggiore."
    Ecco una delle frasi più significative del video IL DISCORSO TIPICO DELLO SCHIAVO.
    Non ci si accontenta di poco, si produce sempre di più: ciò ricade negativamente sull'ambiente. Il problema dei rifiuti è solo una delle tante difficoltà attuali causate dal consumismo. Dubito che possa esistere una società perfetta, ma di certo si può migliorare, adottando un atteggiamento più responsabile per la salvaguardia dell'ambiente in cui viviamo.
    MIRANDA CLAUDIA PC/00007

    RispondiElimina
  3. Purtroppo basta l'acquisto, il possesso e il consumo continuo di beni materiali, favorito dall'eccessiva pubblicità, a rendere felici le persone. Così facendo, l'uomo si sente soddisfatto perchè pensa di placare tutte le sue insicurezze. In effetti la felicità ottenuta dal volere troppo non può essere definita tale, essa è ben altro. Questo fenomeno si chiama consumismo ed è una delle "malattie" della società e dell'uomo contemporaneo, ma, sopratutto, uno degli aspetti negativi della nostra cultura. Forse l'uomo doveva accontentarsi semplicemente di quello che aveva, eliminando la voglia dell' "avere di più".
    Concludo il mio commento con le parole del discorso di Silvano Agosti : "Uno degli aspetti più micidiale dell’attuale cultura, è di far credere che sia l’unica cultura…invece è semplicemente la peggiore."
    Emanuela Miranda PC00008

    RispondiElimina
  4. Ho trovato quella di venerdì scorso, una lezione particolarmente interessante per i temi trattati e per i molteplici spunti di riflessione generati.
    Una società, la nostra, in cui il consumismo è divenuta la religione dominante e dove il consumatore aspira alla gratificazione dei desideri più di qualsiasi altra società del passato; ma paradossalmente tale gratificazione deve rimanere una promessa e i bisogni non avere fine per non incappare mai in quel famoso pantano finanziario, spauracchio di tutte le economie mondiali.
    Spesso rifletto su questo stato di cose, pur dovendo ammettere che io stessa, anche se non sempre volontariamente, rappresento una rotella di questo assurdo ingranaggio, una pedina di questa scacchiera, mossa da chi il potere ce l’ha e dove la partita viene sempre vinta dalle multinazionali, appunto. Consumiamo molto, troppo e di conseguenza produciamo niente di buono, se non “rifiuti”, troppi.
    Un’espressione menzionata al corso, ha catalizzato prontamente la mia attenzione; una definizione che ci vede “colonizzatori del tempo”, nel senso che ci stiamo appropriando di ciò che non è nostro di diritto, il futuro delle generazioni a venire; ci stiamo trasformando in “ladri del tempo”, del futuro altrui e forse, questa citazione mi ha particolarmente colpito, perché essendo una giovane mamma, mi sento doppiamente responsabile di un eventuale domani rubato a mia figlia.
    Sono pienamente cosciente che non sia affatto semplice trovare una soluzione, specialmente collettiva per far fronte a questo stato di cose, tantomeno credo sia semplice e immediato abbandonare un sistema sociale ed economico che ci vede oggi, così profondamente coinvolti (seppure sono convinta che prima o poi saremo obbligati ad operare questo cambiamento). Nel frattempo però mi ritengo soddisfatta nel riscontrare che una lezione di questo tipo abbia potuto mostrarmi un percorso alternativo, un ottimo sprone per la riflessione e per indurmi a fare una buona dose di autocritica. Constatare che esista una “via altra” e non solo un “pensiero unico” cui assoggettarsi, apre prospettive più ottimistiche rispetto alle attuali e la fiducia che questa nuova via che ora pare solo essere intravista, possa condurci domani ad una nuova e rinnovata coscienza globale.
    Antonietta Gigante MCE/103

    RispondiElimina
  5. Prima della scorsa lezione non mi era mai capitato di riflettere cosi profondamente sul consumismo. Proprio per la vita frenetica che conduciamo tendiamo a non porci più domande e a scegliere sempre la strada più semplice, quella che appunto ci viene proposta. Veniamo continuamente bombardati attraverso i media ad acquistare sempre più per essere alla moda, vincenti, al passo con i tempi e non ci accorgiamo delle conseguenze che questo comporta.
    Continuiamo ad acquistare per essere felici ma in realtà siamo sempre più infelici proprio perchè lavoriamo sempre più, arriviamo stanchi a casa e abbiamo sempre meno tempo per la famiglia e le relazioni interpersonali.
    L'uomo nella società attuale ha valore soltanto se possiede e se compra un sacco di cose; pensiamo di vivere in un mondo libero e democratico ma in realtà le nostre scelte non sono scelte.
    Non soltanto abbiamo perso la nostra identità ma stiamo anche distruggendo il nostro pianeta.
    Guendalina De Turris LP/01433

    RispondiElimina
  6. In una società dove è stata radicata la necessità di avere e possedere una miriade di "cose inutili" le persone sono felici e si sentono soddisfatte solo se acquistano il cellulare nuovo, il computer appena uscito di fabbrica,e così via... Se non si possiedono queste cose sembra essere tagliati fuori dal mondo, ma forse è un escamotage proprio per indurci a comprare ciò di cui potremmo anche fare a meno. Dovremmo imparare a capire ciò di cui abbiamo veramente bisogno e cercare di rispettare di più la Terra, dato che è da essa che dipende la nostra vita.
    CHIARA DOMENICA GARGIULO PC/13

    RispondiElimina
  7. Viviamo, o forse dovrei dire "siamo" (in) una società in cui tutti comprano tutto e alla fine non possiedono niente,in una realtà cui si cambia cellulare ogni 6 mesi per tenersi aggiornati coi social network,per poter "comunicare" con gli altri, e poi a lezione o a questo stesso seminario non ci si gira nemmeno dall'altro lato per VEDERE chi c'è al nostro fianco..

    Melania CL/42
    Vogliamo possedere,comprare,usare,spendere,ma poi non sappiamo che farcene delle cose ormai "fuori moda" e che rimangono lì in attesa di poter-talvolta-trasformarsi in altro.Non sappiamo "riciclare" in sostanza,nè gli oggetti che acquistiamo,le mode che seguiamo,nè tantomeno le persone che siamo: non ci sforziamo nemmeno minimamente di "possedere" anche solo per un attimo l'essere umano che si siede di fianco a noi in treno,che potrebbe fare una battuta simpatica in ascensore,non guardiamo il cagnolino che per strada scodinzola in cerca di un padrone,non riusciamo ad abbracciare Madre Terra,nè tanto meno a difenderla dai suoi stessi figli.
    Dovremmo imparare a comprarci la trasparenza,quella delle emozioni,degli occhi,del cuore.E riciclarla per farne vita.DOvremmo disintossicarci dalla velocità,dal denaro,dall'ingordigia di possedere cose che non esistono perchè le abbiamo "assemblate" noi,secondo la regola del bisogno fasullo,della necessità inesistente.

    RispondiElimina